Fanari – Thasos: una traversata mista, tra motore e vele
La traversata da Fanari a Thasos è stata una di quelle classiche in cui alterni il motore, le vele, e a volte li usi insieme: il motore serve a “creare” un po’ di vento apparente che, con le vele aperte, permette comunque una discreta velocità di crociera. Dopo circa 40 miglia nautiche percorse in 7 ore, arrivo al porto di Limenaria. Poco prima dell’ingresso, come spesso accade, vengo accolto dai soliti intelligenti mammiferi marini: i delfini!
Il porto di Limenaria è relativamente nuovo e, stranamente, sia l’ormeggio che l’acqua sono gratuiti. L’elettricità, invece, probabilmente non ha mai funzionato, ma poco importa: con i pannelli solari e il sole che non manca, sono del tutto autonomo. Quando arrivo c’è solo un’altra barca; ma, essendo il primo maggio, il porto si riempie rapidamente con una decina di imbarcazioni, molte delle quali noleggiate per il lungo weekend.

Limenaria è un paese carino, ma nulla di memorabile. Mi accorgo subito però che i prezzi sull’isola sono più alti rispetto ad altre zone visitate finora; forse perché è frequentata quasi esclusivamente da turisti bulgari e rumeni?
Durante i giorni sull’isola, noleggio uno scooter per esplorarla in lungo e in largo. Thasos ha spiagge dai colori stupendi, che vanno dal turchese al blu profondo. Una in particolare mi colpisce: la spiaggia di Saliara, raggiungibile solo tramite una strada sterrata di 4 km. È incantevole, situata vicino a una cava di marmo bianco; sulla spiaggia hanno messo piccoli sassolini di marmo che la rendono abbagliante, e l’acqua, riflettendo questa base chiara, assume tonalità mozzafiato.
Una delle spiagge più famose è la “Golden Beach“, spesso citata nei siti turistici. Non è particolarmente suggestiva, ma è lunghissima, sabbiosa, e con tutti i servizi per i turisti estivi.
Merita sicuramente una visita anche la “Giola Lagoon“, una piscina naturale turchese situata a pochi metri dal mare. Secondo la leggenda, fu Zeus a crearla per la moglie Afrodite, e i locali la chiamano “la Lacrima di Afrodite”, dicendo che rappresenta l’occhio con cui il dio guardava la sua amante.
La cittadina di Limena, anche chiamata Thasos come l’isola, è il classico paese turistico: spiagge dai bei colori, sì, ma non offre molto di più.
Essendo appassionato di mercatini locali, vado a visitare quello di Prinos. Anche questa volta riesco ad accaparrarmi le ultime tre confezioni di fragole, contrattando pure sul prezzo! I mercati sono molto più economici rispetto ai negozietti del paese: solo per dare un’idea, i tre cestini di fragole li ho pagati 4 €, mentre in negozio un solo cestino ne costa 4,50…
Durante i miei giri in bici raggiungo anche il paesino di Kastro. Nonostante il nome significhi “castello”, si tratta di un borgo (forse il più antico dell’isola), costruito a circa 500 metri di altitudine, nascosto alla vista dal mare, e quindi protetto dai pirati.
In sintesi, Thasos è un’isola da cartolina: spiagge spettacolari, percorsi perfetti per la mountain bike, uliveti ovunque e tantissime cassette per le api da miele.
Una delle fortune di chi viaggia in barca è quella di conoscere persone nuove con la stessa passione. Spesso si finisce sulla barca di qualcuno per un aperitivo e due chiacchiere. L’ultima sera, la compagnia era formata da tedeschi, francesi e me, svizzero. Momenti così sono sempre arricchenti, anche dal punto di vista linguistico: quella sera si è parlato inglese, francese e tedesco!
