Rimettere la barca in acqua dopo una lunga pausa richiede una serie di preparazioni piuttosto intense.
Innanzitutto, bisogna controllare le vele, le cime, i bozzelli, le sartie e i winch: insomma, tutto ciò che riguarda la parte velica. Anche il salpancora, la catena e l’ancora vanno verificati con attenzione.
Il motore necessita di controlli approfonditi: dai livelli dei liquidi al corretto pescaggio dell’acqua per il raffreddamento. Perché non approfittare per cambiare la girante o dare un’occhiata all’elica, soprattutto se pieghevole? E poi, verificare i servizi se non già effettuati prima del rimessaggio invernale.
La pulizia, soprattutto all’interno, è essenziale. Dopo mesi di chiusura, è facile che si sia formata della muffa, quindi meglio lavare i tessuti e arieggiare bene gli spazi.
L’impianto elettrico merita un controllo attento: le batterie sono cariche? I pannelli solari e la turbina eolica funzionano correttamente? Tutta la strumentazione è operativa? E il dissalatore?
Ovviamente, questa lista non è completa e può variare in base alle attrezzature presenti a bordo.
Poi arriva finalmente il momento della messa in acqua. Come mi piace dire, la barca torna nel suo ambiente naturale.
Una volta in acqua, il vecchio proprietario mi ha dato qualche dritta sul funzionamento e sull’uso dei due motori, facendomi provare manovre di ormeggio e la presa di un gavitello. Il tutto sembrava abbastanza semplice, anche se il famoso Meltemi soffiava con insistenza.
E così, per celebrare la messa in acqua e la prima notte sull’acqua, appena fuori dal cantiere Artemis, mi sono concesso una buona panaché e, naturalmente, un’insalata greca!