Navigando verso Limnos
Partito all’alba, ho trovato quelle condizioni che ogni velista sogna: vento costante intorno ai 15 nodi e mare quasi calmo.
In realtà, come previsto, ho dovuto iniziare la navigazione a motore perché il vento era completamente assente. Ma dopo qualche miglio è arrivata quella brezza ideale che mi ha accompagnato per quasi tutta la traversata.
Con queste condizioni perfette ho coperto le 65 miglia nautiche che separano Lesbo da Limnos in circa 9 ore, fino ad arrivare alla splendida cittadina di Myrina.
Durante la traversata ho incrociato molte navi mercantili, passeggeri e pescherecci.
Inizialmente avevo previsto una sosta notturna a Moudros, ma viste le condizioni davvero favorevoli ho deciso di proseguire direttamente.
Non ho seguito il percorso più diretto: secondo le previsioni, il vento avrebbe girato e me lo sarei trovato contro — e si sa che le barche a vela non amano il vento in prua. Ho quindi scelto una rotta un po’ più lunga e sicura… anche se, alla fine, non si è rivelata strettamente necessaria.
Prime impressioni su Limnos
Per descrivere Limnos ci vorrebbe un libro. Posso però dire che, finora, è forse l’isola che mi è piaciuta di più.
Già prima di arrivare si intravede la sua bellezza: colline verdi, distese coltivate e spiagge sabbiose. Myrina, la cittadina principale con circa 6.000 abitanti, è un piccolo gioiello: la via principale è pianeggiante, non arrampicata sulla collina come in molte altre isole, e l’atmosfera è autentica. I negozi offrono prodotti locali, ci sono pescherie vere (dei pescatori, non dei rivenditori), e perfino negozietti di giocattoli di seconda mano.
La passeggiata lungo il porto è viva, frequentata da giovani famiglie locali con i passeggini, bambini che pescano, si divertono.
I pescatori lavorano con mare calmo, ma se piove restano tutto il giorno a riparare le reti sotto l’acqua.
Da buoni patrioti ogni domenica mattina la polizia militare effettua l’alzabandiera e la sera l’ammainabandiera.
Una cosa che mi ha colpito è la fisionomia di molte persone sull’isola: a differenza di quanto ho visto in altre zone della Grecia, qui gli abitanti sembrano avere tratti diversi — molti più snelli, alcuni con capelli biondi o castani. Mi ha fatto pensare a possibili influenze balcaniche, date anche la posizione e la storia di Limnos.
Una nota di merito anche all’utilizzo degli impianti sportivi: calcio, basket, pallavolo, canoa… ma niente vela! Ormai mi sto abituando: la cultura nautica greca sulle isole è molto terra-terra.
Sull’isola è presente una base dell’aeronautica militare greca, con frequenti esercitazioni aeree e alcune aree non accessibili al pubblico.
Incontri e scoperte
Ho conosciuto un altro velista solitario: Luis, 71 anni, spagnolo. Ha navigato per anni come skipper, ora vive la Grecia da pensionato. Parla greco, perfettamente italiano, inglese e chissà quante altre lingue. Grazie a lui ho incontrato gente del posto: un pescatore, un vignaiolo, e un padre preoccupato per il futuro del piccolo figlio forse anche perrché ha appena visto la serie Netflix chiamata Adolescence …
Esplorando Limnos
Per girare l’isola serve almeno uno scooter. Io sono partito dal castello di Myrina: interessante perché… non è stato ristrutturato! Molti sassi originali sono stati usati dagli abitanti per costruire le loro case.
La visita è libera e consiglio di farla al mattino: io ho trovato decine di daini e cervi a brucare tranquillamente, che dopo pochi minuti si sono quasi abituati alla mia presenza.
Limnos è un’isola sorprendentemente verde, grazie ai numerosi campi coltivati a cereali, uva e qualche uliveto. I cereali vengono trasformati in prodotti locali come farine, pasta e biscotti, venduti nei piccoli negozi del posto. Anche gli animali da cortile fanno parte del paesaggio: non è raro vedere galline attraversare la strada mentre si esplora l’interno dell’isola.… e poi, all’improvviso, dune di sabbia! In estate qualcuno ci fa sandboarding con tavole grezze.
Il Parco geologico di Faraklou, seppur piccolo, merita una visita: l’isola, creata da vulcani circa 23 milioni di anni fa, mostra qui delle formazioni laviche scolpite dal vento dopo che la lava raggiungeva il mare.
Vale la pena visitare anche le rovine dell’antica città di Hephaestia. Da terra si distingue soprattutto ciò che resta del vecchio teatro, ma è solo dall’alto — vedi video finale — che si può apprezzare l’intera struttura dell’insediamento, con le pietre che tracciano il perimetro delle antiche abitazioni.
Meno entusiasmante invece il Tempio di Kaberion e la grotta di Filottete: forse in estate, nuotandoci dentro, hanno più fascino.
La piccola Panagia Kakaviotissa è unica: una chiesetta incastonata in una grotta e senza tetto, raggiungibile con una breve camminata. Nei dintorni, collinette con grotte naturali modellate dal vento.
Conclusione
Spero davvero che quest’isola venga risparmiata dal turismo di massa. Per ora è autentica, semplice, vera.
Se turismo dev’essere, che sia quello giusto: famiglie con bambini che giocano sulle spiagge di sabbia, surfisti e windsurfer nelle baie ventose e strutture dedicate.
Sarei dovuto partire il 10 aprile per Samothraki, ma il meteo è cambiato sostanzialmente … e sulla montagna dell’isola dove avrei dovuto recarmi ha persino nevicato!
