Samothraki – Un compleanno tra i delfini
Il 14 aprile è il giorno del mio compleanno, e proprio oggi ho deciso di lasciare Limnos, anche se le previsioni meteo non promettevano molto vento. Avevo ormai esplorato a fondo quella splendida isola e sentivo che era arrivato il momento di cambiare rotta.
Di solito, il giorno del compleanno si ricevono regali dalle persone più care, e anche quest’anno amici e parenti non si sono fatti attendere: mi hanno fatto sentire la loro vicinanza con messaggi, telefonate e qualche regalo a distanza. Ma quest’anno, sono arrivati doni anche dal mare.
Il vento, pur non essendo forte, è stato abbastanza costante da permettermi di veleggiare con piacere. Ma la vera sorpresa l’hanno portata i delfini: durante la traversata sono venuti a farmi visita almeno quattro volte. In una di queste occasioni sono rimasti con me per quasi mezz’ora, giocando tra gli scafi e, a quanto pare, controllando se fossi ancora lì. Mi sono sdraiato a pancia in giù sul trampolino — quella rete che unisce i due scafi nella parte frontale della barca — per osservarli… e loro osservavano me! Un’esperienza incredibile, difficile da raccontare a parole.
Sono arrivato a Samothraki nel primo pomeriggio, e ho ormeggiato al porto di Kamariotissa. Scendendo a terra e facendo una prima passeggiata nel paese, non ho potuto fare a meno di pensare al film La bella e la bestia: venendo da Myrina, la differenza è davvero notevole. Kamariotissa non colpisce per bellezza. Le case sono per lo più trascurate, le strade sconnesse, il porto spartano. Ma forse, in questa semplicità un po’ ruvida, risiede la sua autenticità. Ci sono molte taverne e piccoli negozi di alimentari, frequentati per lo più da gente del posto.


Di tutt’altro livello invece è il museo archeologico, situato nei pressi del celebre Santuario dei Grandi Dei. Pur non essendo un grande appassionato di archeologia, devo ammettere che sia il museo che il sito del santuario meritano assolutamente una visita. Sono luoghi affascinanti, ben tenuti, e si respira davvero la sacralità di un tempo lontano.
A pochi chilometri nell’entroterra si trova Chora, la cittadina principale dell’isola. Come spesso accade per gli insediamenti più antichi, è stata costruita lontana dalla costa, probabilmente per proteggersi dagli attacchi dei pirati. Chora è deliziosa, con vicoli stretti e un’atmosfera tranquilla.


Verso nord, ho fatto un salto a Therma, una località nota per le sue sorgenti termali. In rete si trovano diverse informazioni, ma mi è sembrato che le terme fossero in disuso… o forse erano semplicemente chiuse in quel momento. Potrei anche sbagliarmi.
Da Therma parte anche il sentiero che conduce al monte Fengari, la vetta più alta dell’Egeo con i suoi 1611 metri. È proprio quella montagna che qualche giorno prima avevo visto innevata: uno spettacolo raro in primavera. Io mi sono limitato a esplorare i dintorni, ma per chi ama il trekking è sicuramente un’escursione affascinante e impegnativa.
Proseguendo lungo la costa, si incontra uno dei tanti corsi d’acqua che attraversano l’isola. Dopo circa mezz’ora di camminata, si raggiunge una bella cascata, alta una ventina di metri, immersa in un ambiente rigoglioso e selvaggio.
Ecco, questa è la mia esperienza su Samothraki. Se non avete voglia di scalare il Monte Fengari, potete comunque dire di aver vissuto l’isola. A modo vostro.