Alexandroupolis: il primo approdo sulla terraferma
Oggi ho raggiunto la terraferma greca: per la prima volta da quando ho la barca, non mi trovo su un’isola!
Sono partito dall’isola di Samothraki e, dopo 32 miglia nautiche percorse in 5 ore e mezza, ho ormeggiato ad Alexandroupolis.
Purtroppo, quasi nulla a vela: il vento soffiava da un angolo troppo stretto per risalire, e le onde arrivavano quasi di prua. Per evitare di stressare troppo la barca, ho cercato di prendere le onde “al mascone”, quindi con un angolo di 30-45° rispetto alla prua.
Anche oggi i delfini hanno fatto una brevissima apparizione, ma con tutto quel beccheggio se ne sono andati subito.
Sono venuto qui per osservare le differenze tra isole e continente, e devo dire che il cambiamento si nota subito. Alexandroupolis ha tutte le caratteristiche delle città continentali: più traffico, più movimento, molte boutique, negozi di elettronica, locali alla moda. Anche il comportamento delle persone cambia: qui vedi molti più smartphone in mano rispetto alle piccole isole, dove la vita scorre a un altro ritmo.
Un’altra cosa che mi ha colpito è la presenza di cani randagi: qui, a differenza delle isole, ce ne sono molti, mentre i gatti sono pochissimi. Anche in città, però, si trovano ogni tanto dei contenitori con cibo e ciotole d’acqua, lasciati dagli abitanti. Un gesto semplice, ma significativo.


Per il viaggiatore, non ci sono grandi attrazioni. L’unica vera chicca naturalistica è il delta del fiume Evros: una vasta riserva con centinaia di uccelli migratori. Peccato che per accedere alla zona protetta serva un permesso che richiede un paio di settimane. In alternativa, si può visitare il lato est del parco, dove si trova una torre di osservazione immersa nella zona paludosa, e poco più in là una bellissima spiaggia di sabbia finissima.




I turisti del weekend arrivano soprattutto da Turchia, Bulgaria e, in minor parte, Romania. Vengono per fare shopping e gustare i piatti greci.
Il lungomare è molto frequentato, grazie alla sua lunghezza, alla vista su Samothraki e ai numerosi ristoranti. C’è anche un vecchio faro ancora attivo, accanto a una graziosa fontana, che è diventato un po’ il simbolo della città.









A pochi chilometri, nel villaggio di Makri, si trova una delle tante grotte che — secondo la leggenda — ospitava Polifemo… no comment.
Sono rimasto in porto fino alla fine delle festività pasquali, curioso di vedere come si celebra qui la Pasqua.
Mi sono però perso la parte più importante: non sono riuscito a trovare alcuna informazione in anticipo sugli eventi. Solo il venerdì ho scoperto della “processione dell’Epitaffio”, un corteo silenzioso che parte dalle varie chiese e si riunisce davanti al municipio, dove l’arciprete tiene un discorso.
La sera del sabato, invece, le chiese si riempiono. A mezzanotte le campane suonano a festa e si sparano razzi e petardi. I fedeli escono portando una candela accesa che simboleggia la nuova luce di Cristo, cercando di mantenerla viva almeno fino al rientro a casa.
Tra i simboli pasquali non manca lo tsoureki, simile alla tipica treccia al burro ma più dolce, che rappresenta la resurrezione: dalla semplice farina nasce qualcosa di nuovo. La versione tradizionale ha un uovo rosso al centro, a ricordare il sangue di Cristo.







Ora è tempo di riprendere il mare e dirigermi verso ovest. Prossima tappa: Fanari.