Cielo grigio, assenza totale di vento. Cosa si fa? Le vele restano dov’erano, e il motore prende il comando per coprire i 10 miglia nautiche fino a Oinousses in meno di due ore.
Ma come si chiama questa isola? Oinousses, Inousses, Inoussas? E soprattutto, come si pronuncia?
EDIT: Ho chiesto in giro, e si dice Inuscia, che foneticamente dovrebbe scriversi /InúSSia/.
Tralasciamo la questione fonetica e passiamo ai fatti: non si tratta di un’unica isola, ma di un piccolo arcipelago, dove solo la maggiore è abitata. La popolazione? Meno di mille persone, anche se credo sia un numero riferito ai mesi estivi. Infatti, girando per l’isola – appena 15 km² – non si trova granché: giusto qualche capanna in lamiera per capre e pastori. Nella zona nord-est sorge un bel monastero, immerso in un parco ben curato, ma di monaci nemmeno l’ombra. C’è anche una piccola base militare (d’altra parte siamo vicinissimi alla Turchia), ma per il resto… il nulla assoluto.
In questo periodo non c’è ombra di turisti, e i pochi negozi sono chiusi, tranne una bottega – che qui chiamano “supermercato” – e una minuscola frutteria. D’altronde, i locali fanno la spesa a Chios: prendono il traghetto delle 08:00 e rientrano alle 14:00. È il loro “bus” per andare in città.
Nel nord-est del paese si trovano le scuole e l’Accademia della Marina Mercantile. Ogni giorno i cadetti sfilano in parata, probabilmente in preparazione alla festa nazionale del 25 marzo. Per due giorni ho visto anche bambini e ragazzi cimentarsi in una marcia simile, chissà se per lo stesso motivo o per qualche altra tradizione locale.

Durante i miei giri in bici, ero costantemente avvolto dal profumo intenso dei fiori in piena fioritura e dalle fragranze delle erbe selvatiche che ricoprivano l’isola. Ogni folata di vento portava con sé un nuovo mix di aromi, rendendo ogni pedalata ancora più piacevole.
Alla scoperta di Chios
Sono rimasto a Oinousses più del previsto, inizialmente per ripararmi dal forte Meltemi. Il porto è perfetto: nessuna onda riesce a entrarci. Poi avrei voluto spostarmi a Kardamyla per esplorare Chios, ma il piano è saltato: il paese è così fuori dalle rotte turistiche che non ci sono autobus né possibilità di noleggiare uno scooter o un’auto.
Ma un modo per visitare Chios dovevo trovarlo. E così, traghetto alla mano, alle 08:00 parto da Oinousses con un biglietto andata/ritorno da 10€, e alle 09:00 sbarco a Chios.
Prima tappa: trovare uno scooter. Il primo noleggiatore (con il miglior punteggio su Google) non ha ancora preparato i mezzi. Il secondo dice la stessa cosa. Il terzo ha solo scooter da 150cc, per cui servirebbe la patente A2, mentre io ho la A1. Finalmente, un piccolo noleggiatore mi affida uno scooter minuscolo ma sorprendentemente scattante. Per 20€, l’avventura può iniziare!
Peccato che il traghetto per il ritorno parta già alle 14:00. Perché così presto?! Non posso girare tutta l’isola, quindi scelgo di visitare Pyrgi, un villaggio medievale unico nel suo genere: le case sono decorate con geometrie bianche e nere, ottenute incidendo l’intonaco bianco fino a scoprire la malta sottostante. Un effetto davvero affascinante.
In un piccolo negozio cerco la Mastìca, la resina di lentisco per cui Chios è famosa. Le due ragazze dietro il bancone iniziano a spiegarmi con entusiasmo le proprietà della resina e delle erbe dell’isola. Mi raccontano che i locali raramente le comprano: preferiscono raccoglierle e farle essiccare da soli, a seconda della stagione. Anche il kritamo (finocchio marino) viene colto da loro e conservato sott’olio.
Alla fine, compro la Mastìca pura: piccoli cristalli che vanno tenuti in congelatore e succhiati come caramelle (a temperatura ambiente si appiccicano ai denti!). Prendo anche una polvere aromatica da sciogliere nell’acqua per darle un gusto resinoso, e non posso resistere a un assortimento di dolci tipici: Loukoumi e uno snack con noci e mandorle e, ovviamente, il tutto all’immancabile aroma di Mastìca.
Mi sposto poi a Olympi, un altro borgo medievale intatto nel tempo. Qui, però, mi sento quasi di troppo: non c’è un solo turista, solo io e qualche anziano seduto all’ombra. L’atmosfera è così autentica e silenziosa che me ne vado in punta di piedi, per non disturbare la tranquillità del posto.
Ultima tappa: Mesta, un altro villaggio medievale. Vorrei esplorarlo, ma il tempo stringe. Mi avventuro per le sue strette viuzze in scooter, finendo intrappolato in un labirinto di sensi vietati. Alla fine, desisto: devo tornare al porto.
Prina del ritorno a Oinousses, dove la scelta culinaria è limitata per non dire nulla, mi gusto un classico Pita Gyros Mix .
Anche questa tappa tra Oinousses e Chios si conclude. Il vento sta cambiando, ed è tempo di partire. Prossima destinazione: Lesbos.