Non vedevo l’ora di tornare sulla mia casa galleggiante, ma ero un po’ dubbioso riguardo alle condizioni meteo, soprattutto per quanto riguarda il vento. Sarà troppo presto? Troppo freddo? Troppo vento?
Per evitare di restare fermo in porto a girarmi i pollici, ho preparato una lista di lavori da fare sulla barca: piccole riparazioni, modifiche, miglioramenti e quant’altro.
Arrivo a Karlovasi, dove il mio catamarano ha passato l’inverno, e piove. Il tassista mi dice che finalmente l’inverno è stato degno di questo nome: bello fresco e con molte piogge, una vera manna per queste isole!
La temperatura notturna si aggira intorno ai 10°C, non proprio l’ideale in barca. Fortunatamente, ho due soffiatori che scaldano l’aria tramite diesel… ma dove sono? Come si attivano? Come funzionano? Quando si sa come usarli è tutto semplice, ma quando si parte da zero… mi ci sono volute due ore per farli funzionare! A mia discolpa, il primo in effetti non partiva (colpa del diesel sporco?). Una volta risolto il problema, la temperatura a bordo è salita rapidamente fino a 20°C.


Il test del riscaldamento era al secondo posto nella lista delle priorità. La prima cosa da verificare era l’umidità e l’eventuale presenza di infiltrazioni d’acqua. Appena salito a bordo, nel pozzetto ho trovato un po’ d’acqua, ma me l’aspettavo: sapevo già che alcune cerniere non erano più a tenuta stagna. Nulla di grave. Per quanto riguarda l’umidità, avevo lasciato a bordo delle scatolette con cloruro di calcio e le ho trovate tutte piene d’acqua. Quindi hanno funzionato, anche se all’interno della barca un po’ di umidità c’era comunque.
Mi stavo dimenticando: il fatto più strano che ho trovato, é stato che le batterie di servizio erano completamente scariche; strano perché le avevo scollegate da tutto …
Una barca a vela senza vele non naviga, quindi un altro lavoro importante era montare almeno le due vele principali: randa e genoa. Ho anche modificato il copriranda per renderlo più veloce da chiudere. Però, come ho sempre pensato, questo copriranda è troppo piccolo e si fa sempre un po’ fatica a sistemarlo. Durante la prima traversata alcune cuciture che avevo fatto non hanno retto, quindi nella prossima pausa invernale dovrò trovare una soluzione migliore.

Il precedente proprietario aveva deciso di non usare la doccia interna, ma solo quella esterna (chissà che freddo d’inverno!). Per questo motivo aveva tolto la classica griglia in legno dal pavimento della doccia e l’aveva sostituita con un piano in fibra di vetro rivestito di gomma. Io avevo preparato una nuova griglia, ma alla fine ho preferito fare più fori nel pavimento esistente, ottenendo un risultato più estetico.


Visto che la copertura internet via cellulare non è garantita ovunque, l’anno scorso ho fatto l’abbonamento a Starlink. L’antenna (o piatto) deve essere posizionata in un punto senza ostruzioni, quindi ho deciso di fissarla sul palo del generatore eolico. Ovviamente ho dovuto trovare una soluzione anche per il passaggio del cavo di alimentazione e dati.

Un altro lavoro a cui tenevo particolarmente era la pulizia dei vetri in plexiglas. Ho guardato decine di video per capire quale tecnica e quali prodotti usare. Con una lucidatrice orbitale e due tipi di polish ho ottenuto un discreto risultato, ma probabilmente dovrei iniziare con una pasta più abrasiva per eliminare i graffi più evidenti e poi passare ai polish che ho già usato.
Attorno ai plexiglas c’è un silicone o mastice protetto dai raggi UV con del nastro adesivo. Purtroppo, con il tempo si era seccato e stava staccandosi, quindi l’ho dovuto sostituire.





All’interno della barca, nella dinette, c’è un soffitto ribassato con faretti incassati. Con il caldo, i pannelli tendono a staccarsi. Ho dovuto quindi trovare un sistema per fissarli meglio. Inizialmente pensavo di usare dei magneti, ma si sono rivelati troppo deboli.

Per comodità, volevo visualizzare sul display del pilota automatico la velocità del vento reale e quella apparente (calcolata in base alla velocità della barca). Per farlo, avevo bisogno dei dati provenienti da alcuni strumenti che però trasmettono in un formato non compatibile. Ho trovato un piccolo cavo che li converte e ora finalmente posso vedere tutto direttamente sul display.



Navigando in autonomia, cerco di ridurre il consumo d’acqua anche se ho un desalinizzatore. Il lavaggio delle stoviglie consuma parecchi litri, quindi ho pensato di usare l’acqua di mare per il primo risciacquo. Avevo già una pompa che preleva acqua dal mare, ma ho aggiunto un rubinetto con miscelatore per rendere il tutto più pratico.


E i lavori non finiscono certo qui! Ma non sto a elencarli tutti… meglio lasciare spazio per raccontare le prossime avventure!
Durante la mia permanenza a Karlovasi non ho solo lavorato, ma ho anche esplorato alcuni paesini sperduti sulle colline con la mia bici elettrica. Lungo il percorso, ho trovato diversi alberi carichi di arance e mandarini di ogni tipo, ormai abbandonati, con molti frutti caduti a terra. Non mi sono fatto pregare due volte: ho riempito lo zaino e il giorno dopo mi sono goduto una bella spremuta fresca. Oltre agli agrumeti, l’isola è ricca di uliveti, che immagino siano una delle sue principali risorse.
Durante uno dei miei giri in bici, rientrando in paese, mi sono imbattuto in una folla vestita di Carnevale! Ho scoperto così che qui lo celebrano durante quello che da noi è chiamato Carnevale vecchio. Per le vie del paese sfilavano anche dei carri allegorici, ma purtroppo sono arrivato nel primo pomeriggio e me li sono persi. Se da noi il piatto tipico del Carnevale è il risotto, qui la tradizione prevede il classico spiedino di carne, il souvlaki.
Questo è l’ultimo giorno in cui si può mangiare carne, perché poi inizia la Quaresima, che in Grecia viene celebrata con una giornata particolare chiamata Lunedì Pulito. In questa occasione, bambini e adulti fanno volare gli aquiloni, un simbolo dell’anima umana che si eleva lentamente verso il divino, creando un legame tra terra e cielo. Durante questo giorno di “digiuno”, si mangia il làgana, un pane azzimo, accompagnato da crostacei e pesce.
Bene, è ora di levare le tende… o meglio, di levare l’ancora e partire!