Patmos è l’isola dai molti volti: dalle spiagge selvagge difficili da arrivarci a quelle con gli ombrelloni e le sdraio a pagamento a quella che lontanamente mi ricorda Tarifa, in Portogallo. Un’altra faccia dell’isola sono i negozi del centro di Skala dei quali molti sono boutiques con merce locale e altre addirittura gioiellerie ma poi vado a visitarla nella parte Nord e Est dove si trovano strade in terra battuta dove a lato vedi campi coltivati di mais, pomodori, zucchine e altri ortaggi, oltre al pascolo delle solite capre e pecore. Le persone ti salutano felici come se non vedessero gente da tempo … quasi commovente. Forse nella cittadina si sta perdendo un po’ il sapore della Grecia o forse perché è un’isola dedicata alle persone sopra i 40 anni con un discreto portafoglio; infatti quasi tutto costa di più rispetto alle altre isole che ho visitato sinora. Quasi peccato che il porto sia fuori mano rispetto la cittadina, anche qui manca un po’ il collegamento con la cultura marinaresca greca.
Ma andiamo con ordine: decido di partire per Patmos, approfittando del vento favorevole sia per direzione che intensità. Scrivo a Christos, che gestisce diverse boe nella baia di Ormos Grikou, per riservarne una, ma non ricevo risposta. Pazienza, passo al piano B! Parto e provo a issare la randa, ma ancora una volta la drizza si incastra nel lazy jack, così mi tocca navigare con una randa ridotta (due mani di terzaroli) e il genoa. Nonostante tutto, raggiungiamo una buona velocità di 8 nodi, che poi cala e risale avvicinandoci all’isola. Dopo una traversata di una decina di miglia nautiche, ancoriamo nella baia di Livadi, su un fondo prevalentemente sabbioso dove l’ancora tiene alla perfezione.
Oggi è giornata di ‘amministrazione’: devo trovare un posto dove lasciare la barca per l’inverno, richiedere diverse offerte per le ipoteche degli appartamenti, scrivere recensioni, aggiornare il blog e risolvere alcuni problemi tecnici del sito, che ultimamente mi sta dando non pochi grattacapi. Alcune tabelle del database hanno problemi, e alcuni plugin non funzionano correttamente.
Dovrei anche andare a Skala per fare un po’ di spesa e visitare l’isola, ma la tranquillità di questa baia mi ha conquistato, così decido di restare ancora un giorno. Finalmente riesco a sistemare il sito e inizio a caricare alcune foto, aggiornando il diario di bordo. Ma questo mi impegna quasi tutta la giornata! Nel frattempo, noto che la pompa dell’acqua si attiva da sola, segno che c’è una piccola perdita. Mi ricordo di aver trovato sempre dell’acqua nel vano del motore di destra, che probabilmente proviene dalla valvola di sovrapressione del boiler. A bordo ho due boiler che scaldano l’acqua sia tramite il motore sia elettricamente. Provo a riparare la valvola ma non ci riesco, così mi metto a cercare una soluzione. Frugando nel garage e nella scatola degli attrezzi idraulici, trovo incredibilmente una valvola di ricambio! Il vecchio proprietario aveva davvero pensato a tutto. La sostituisco e il problema è risolto.
Con ormai pochissimo cibo fresco a disposizione, decido di preparare una pizza. Mentre l’impasto lievita, scendo dalla barca per pulire alcune parti dell’opera viva. La pizza, alla fine, è perfettamente lievitata, abbondante ma decisamente buona.
Le previsioni indicano vento forte per domenica, e in queste situazioni preferisco trovare un porto o una boa sicuri. Mi sposto quindi al porto di Patmos, o meglio a Skala, sperando di trovare posto. Per fortuna ci sono poche barche, ma non c’è nessuno che mi indichi dove ormeggiare. Aspetto almeno 15 minuti, finché una coppia di tedeschi (mi raccontano che insieme hanno 160 anni!) mi dà indicazioni su dove sistemarmi e mi aiutano con le cime a terra.
Finalmente riesco ad andare a fare la spesa al supermercato AB, molto consigliato perché è grande. Tuttavia, per la frutta preferisco il fruttivendolo dall’altra parte della strada, ma purtroppo ha poca scelta e i prezzi non sono così competitivi.
Un problema di questo porto è la fastidiosa puzza di gas di scarico proveniente dalla centrale elettrica, situata proprio vicino al porto. Chiedo di poter cambiare ormeggio e mi dicono che tra un’oretta arriverà un ragazzo ad aiutarmi. Aspetto un’ora, poi due, poi tre… Alla fine torno a chiedere e mi dicono ancora che il ragazzo arriverà in cinque minuti. Dopo un po’, finalmente arriva, ma sono io a indicargli dove vorrei ormeggiare. Il posto è piuttosto stretto, dato che il catamarano è largo e devo ancora prendere le misure, ma riesco comunque a trovare spazio tra le altre barche.
Il porto è davvero mal progettato: oltre alla puzza di gas, l’ormeggio va fatto con vento di traverso, e la banchina crea un angolo di circa 160°. Questo significa che in quel punto le barche spesso incrociano le catene delle ancore, creando un vero caos quando devono partire. Poiché mi ormeggio proprio in quell’angolo, decido di gettare l’ancora molto vicino alla banchina, sperando di evitare incroci con altre catene. Tuttavia, a causa del vento forte, l’ancora alla fine cede e non tiene più. Fortunatamente, le due barche vicine a me aiutano a mantenere la posizione. Metto un parabordo sulla poppa del catamarano per evitare che sbatta contro la banchina

Per raggiungere la Chora, che in greco significa sia ‘centro’ sia il nome del paesino sulla cima della montagna, trovo un bel sentiero immerso nel profumo intenso dei pini, che quasi mi fa dimenticare di essere su un’isola e mi riporta alla mente i paesaggi di montagna! Lungo il percorso verso la cittadina si trova la caverna o grotta dove San Giovanni Evangelista scrisse l’ultimo libro del Nuovo Testamento, l’Apocalisse. Purtroppo, nel pomeriggio è chiusa, così decido di tornarci il giorno dopo. Ma è sabato, il giorno delle comitive, e il luogo è affollato. Dopo aver pagato i 3€ per l’ingresso, devo attendere circa venti minuti prima di poter entrare. È un posto in cui si dovrebbe accedere con consapevolezza spirituale, rispettando il senso di sacralità che lo caratterizza.
Anche il monastero sulla collina, che da fuori sembra quasi un castello, è chiuso alcuni pomeriggi. Visitandolo di sabato, mi ritrovo nuovamente circondato da gruppi turistici. Il costo del biglietto è di 5€. Una volta dentro, l’atmosfera cambia: si percepisce chiaramente l’aura di un luogo di culto, un tempo abitato dai monaci. La Chora che circonda il monastero è invece deserta durante il giorno, con i negozietti chiusi, fatta eccezione per una fantastica panetteria. Ma di sera il centro, costituito da una piccola piazzetta, si anima un po’ grazie ai turisti che si fermano a cenare o a sorseggiare un ouzo, mentre nelle strette viuzze qualche negozio é aperto.
Sull’isola si sta bene, ma sento il bisogno di cambiare. Controllo le previsioni del vento e vedo che domani mattina cambierà direzione, permettendomi di veleggiare verso nord, in direzione delle isolette di Fournoi e Thimena. Tuttavia, commetto un errore che descrivo qui.
Come ho trascorso la giornata che avevo previsto per la partenza? Con una splendida passeggiata di oltre 10 km nel nord-est dell’isola. Il profumo intenso di timo riempie l’aria, e lungo il percorso mi imbatto in una diga, che immagino sia una riserva d’acqua dolce, anche se è quasi vuota.
Lasciare un posto, un’isola che ti ha accolto così bene, porta sempre con sé una sensazione particolare, quasi malinconica. È come se il luogo ti avesse donato qualcosa, e in cambio tu avessi lasciato un pezzetto di te.